• Artista: Billie Eilish
  • Titolo: “HIT ME HARD AND SOFT
  • Uscita: maggio 2024
  • Etichetta: Darkroom / Interscope Records.
  • Genere: Art-Pop, Pop.
  • Durata: 10 brani, 44 minuti.
  • Paese: USA, Los Angeles.


Dopo l’ottimo “Happier Than Ever” del 2021 come l’esordio nel 2019 “WHEN WE ALL FALL ASLEEP, WHERE DO WE GO?” (posso dire che i titoli in maiuscolo mi hanno rotto i maroni? n.d.a.), la giovane interprete (classe 2001) era attesa al terzo disco con un certo hype.

La Eilish oggi ventitreenne, che sta crescendo circondata da un enorme successo, si scontra con la propria crescita interiore che, come facile immaginare, in un contesto di esposizione mondiale non è detto sia agevole anche perché non facile nemmeno per una persona qualunque. Ma bando alla psicologia da quattro soldi, diciamo che il disco nel complesso appare un passo indietro rispetto al precedente del 2021.

La Nostra racconta di se e delle sue sensazioni nonché della sua relazione con gli altri in generale e con chi con lei invece ha, o ha avuto, relazioni più ravvicinate.

Tematiche ovviamente tardo adolescenziali in questo lavoro, forse un po troppo “tardo” in ragione del fatto che una donna di 23 anni, tolte le estreme realtà, già lavora o studia all’università, forse Billie chiusa nel guscio della notorietà cresce lentamente. Non vuole certo essere un giudizio classista, anche le star hanno un cuore, ma è come lo esprimono che dovrebbe fare la differenza e tutto sommato Eilish in questo migliora.

In “SKINNY” il tema noto del body shaming riemerge ma posto stavolta in una chiave di lettura introspettivo:

Am I acting my age now?
Am I already on the way out?
When I step off the stage, I’m a bird in a cage
I’m a dog in a dog pound

Il brano che vede un arrangiamento orchestrale (Finneas è sempre li che opera nelle retrovie) sembra promettere sviluppi importanti ma già in “LUNCH” si compie un passo che fa pensare al “no scusa stavo scherzando” che infatti si tratta di un classico pezzo Pop ballabile. Come anche in “CHIHIRO” dove le atmosfere sono quelle da club ma con elementi sonori piuttosto comuni e senza aspetti degni di nota.

BIRDS OF A FATHER” è un pezzo aperto, così aperto e melenso che un classico “smarmella tutto” del buon Duccio è la spiegazione migliore che posso fornire. Situazione che si ripete abbastanza anche in “WILDFLOWER” dove però l’armonia sebbene certamente classica, cattura l’emozione. In “THE GREATEST” una lenta ballata esplode in un finale roboante e orchestrale per chiudere gli ultimi secondi di nuovo in un tono sommesso come la parte iniziale, espediente piuttosto abusato e veramente troppo Pop.

Sorprende con beat dritto in 4/4 e con l’uso di autotune in “L’AMOUR DE MA VIE” che sinceramente sembra una strizzatina d’occhio agli amanti dell’Iper-Pop ma non oltre, SOPHIE ci degnò di produzioni molto più interessanti (spiace non ci sia più).

Con “BITTERSUITE” sento la ripetizione di strofe provenienti da “I Didn’t Change My Number“, ma ad ogni modo è uno dei pezzi che ho apprezzato maggiormente anche per i cambi ritmici e l’utilizzo di sonorità con echi latino americani.

Billie Eilish nel 2021 con “Happier Than Ever“, forniva una risposta al “controllo del pubblico” su di se, mentre in questo si concentra sui sentimenti di abbandono d’amore e la scoperta dell’innamoramento per la prima volta di una donna. Billie esplora anche la propria sessualità narrandola, in alcune canzoni, senza troppi fronzoli.

Nonostante alcune tracce abbiano un grande potenziale, altre sembrano ripetitive o mancare di originalità. Nel complesso, l’album mostra una maggiore maturità nella narrazione di Eilish e la sua capacità di affrontare temi emotivamente complessi.


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