• Artista: Squarepusher
  • Titolo: “Dostrotime
  • Uscita: 1 marzo 2024
  • Etichetta: Warp Records
  • Genere: IDM, Drill ‘n’ Bass, Breakcore
  • Durata: 59 minuti 12 brani
  • Paese: UK, South Yorkshire, Sheffield

Squarepusher l’alias che nasconde tanti significati e magari nessuno, è uno dei moniker di Tom Jenkinson, Duke Of Arringay e Conumber sono gli altri poco noti. Una carriera che parte dei primi anni ’90 con la vetta raggiunta già nel 1996 con “Free Me Weird Things” e successivamente nel ’97 con “Hard Normal Daddy” (il mio preferito).

Il talento di Jenkinson, a mio modestissimo parere, non risiede nelle capacità innovative ma semmai nel trovare una proposta di sintesi tra il suo ampio e profondo background Jazz e l’elettronica di matrice IDM forgiata da Aphex Twin. Alcuni esempi sono da ascoltare in “Kodack” e “Smedleys Melody” del ’96, piuttosto che “Coopers World” del ’97 prima traccia di “Hard Normal Daddy” oppure “Don’t Go Plastic” da “Music Is Rotten One Note” nel ’98. Questa opinione non è certo una brillante intuizione del sottoscritto bensì una constatazione semplice… Bastano pochi secondi di ascolto di una delle tracce citate e non potrai che convenire.

Squarepusher ha sempre esplorato e sperimentato per arrivare ad una proposta originale di sintesi tra IDM e Jazz, una lunga carriera con picchi nei 90s ma buoni risultati per critica nel 2001 con “Go Plastic” anche se il disco inizia con un “clone” di Aphex Twin e in generale non mi ha mai convinto, troppo acido e ripetitivo. Nel 2004 usciva con “Ultravisitor” (live performance) e qui Tom si riprende, salterei abbastanza i lavori fino al 2012 anno in cui pubblicava “Ufabulum“. Poi un’altra fase piuttosto poco ispirata fino al 2020 con “Be Up a Hello” dove riemerge senza però quel picco che molti si aspettavano.

Ebbene, arriva quest’anno con appunto “Dostrotime” che, al momento in cui sto buttando giù queste righe, non è disponibile sulle piattaforme di streaming ma solo in formato fisico, qualcuno ha anticipato coi fatti l’ipotesi di Kanye West sull’uscita fisica prima di quella in streaming?

La prima sensazione che ho avuto con questo ultimo lavoro è una sorta di incrocio tra “Ufabulum” del 2012 e le tracce più Jazz. “Distrotime” è una sorta di album in due atti segnati da tre pezzi di chitarra acustica (Arkteon 1, 2 e 3) apertura, primo tempo e chiusura, che separano i funambolici equilibri acidi di elettro-IDM che in “Enbounce” ha il sapore di colonna sonora da retrogames, mai amate dalle mie orecchie. La cavalcata elettronica è piuttosto citofonata e noiosa, il mio cervello proietta l’immagine di un Pecos Bill pixelato col lasso roteante che a cavallo insegue un vitello in fuga…

Se non altro arriva “Wendorlan” che è singolo anticipatorio dell’album che rialza il livello della mia attenzione. Qui l’elettro eccentricità di Squarepusher si fa di nuovo notare.

Meno efficace “Duneray” dove a mio avviso l’utilizzo del Drill ‘n’ Bass schiuma così tanto dalla tazza del buon Richard D. James da essere piuttosto anonima, meglio con “Kronmec” dove l’uso di pad-synth ammorbidisce le asperità dei glitch anche se non convince fino in fondo. “Holorform” ha di nuovo un tema da western anche se fortemente mascherato e articolato nelle acidità proposte da Jenkinson, così così.

Akkranen” con le oscurità nel suono dei synth e il groove lento è veramente un bel pezzo, messo tra il meglio della produzione di questo artista (IMHO). Tom torna alla carica col basso super eclettico di “Stromcor” miscelato nella sua più genuina elettronica (very good), anche “Domelash” ha un bel tiro anche se la formula è ormai abbastanza svelata.

Prima di serrare le quinte con “Arkteon 3” che è l’ultimo giro di chitarra acustica, la traccia dieci ti concede un momento dilatato, quasi un congedo che nell’economia del disco non si capisce bene, un filler skippabile?

Il disco non è entusiasmante, a tratti scontato talvolta noioso, non paragonabile alle produzioni dei ’90. Un disco discreto che solo parzialmente ci porta qualche nuova idea, probabilmente troppo poche, dove le migliori sono proprio nelle parti meno breakcore.

Forse Tom potrebbe abbandonare un po appunto questo breakcore e concedersi di più a ritmi ed atmosfere più vicine ad “Akkranen” che in questo lavoro rappresenta sicuramente l’aspetto più interessane.

Discreto, non mi sembra vada oltre.


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