In una chat di mezza primavera!


Iniziava con una banalità nel mezzo del pomeriggio del 15 aprile 2024, BBC Radio 6 postava sul proprio Instagram una domanda banale e buona per tutte le stagioni “Which Album Defined 1994 For You?” cambi l’anno e hai la garanzia di una lunga sequenza di risposte dai meno ai più boomber per anni e anni.

In realtà avevo solo modificato la configurazione della chat whatsapp di questo blog aprendola alla scrittura di tutti, mi ero scordato di farlo e come un cretino mi chiedevo come mai nessuno ci scrivesse… demenza senile?

Ti aspetti che ognuno o quasi fornisca il proprio album preferito del 1994, ma se fai questa domanda ai dei nerd della musica… eccolo li, il vaso di Pandora che si apre e butta fuori dischi, ricordi, immagini. Rifarò la domanda nel 2025? Prevedo già il delirio più totale!

Blandamente il sottoscritto butta li un “Dummy” del Portishead, tanto per rompere il ghiaccio e capire se sta chat qualcuno se la caga o no, è ancora metà pomeriggio e sono in ufficio… debbo lavorare perdio e quindi chiudo e poi si vedrà.

Nel cuore della tarda serata iniziano a sentirsi, prima in lontananza, ma poi sempre più vicine, i fiati della cavalcata delle Valchirie di Wagner.
E cosa c’è di meglio che non tuffarsi nei ricordi che hanno segnato una generazione? Per un gruppo di amici e appassionati, il 1994 è stato uno dei tanti anni di svolta, dove ogni album sembrava scrivere una pagina del loro diario segreto.

Da “Grace” di Jeff Buckley alla rivoluzione trip-hop di “Protection” dei Massive Attack, “Superunknown” dei Soundgarden, senza tralasciare il grunge melanconico di “Jar of Flies” degli Alice in Chains. E ancora “Illmatic” di Nas, The “Downward Spiral” dei Nine Inch Nails, “Ill Communication” dei Beastie Boys o “New Plastic Ideas” degli Unwound. E si potrebbe continuare per ore e ore…

I nerd si sono ritrovati nella chat e hanno rivelato come la musica non fosse solo un sottofondo, ma un’ancora di salvezza, una compagna fedele nei momenti di solitudine. Raccontano di come spendevano i quattro spicci che avevano, di come il sacrificare una serata con una bella ragazza, per poi pentirsene, poteva significare la scoperta di un nuovo mondo sonoro.

Questi racconti hanno la forza di intrecciare passioni, rimpianti, e l’eterna ricerca di quelle melodie che, come incantesimi, sono riuscite a fermare il tempo. Parlano di concerti in piccoli club, di negozi di dischi che profumavano di novità, e di quella inebriante sensazione di ascoltare un album per la prima volta.

La prossima volta che sentirai il bisogno di tornare indietro, ricordati che non sei solǝ. C’è un’intera generazione che condivide le tue stesse canzoni, le tue stesse emozioni.

Perché alla fine eravamo tutti “poveri (come le merde) ma felici”.

(Stereobar + The Unkle + grafica suggerita da Giorgione72)

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